10.4.06

Via 9ª = 10-20, 10-34, 10-57

10-20 (in fieri)

10-34 = Creatività di chi agisce per amore dell’azione

Si tratta di creatività individualizzata, e assolutamente personale, in quanto garantita da intuizione.
Ogni altro creare, ed ogni altra situazione, garantiti solo da regole, non possono che essere astratti, non reali, e non soddisfacenti, in quanto determinati da “regolatori”, più che dal soggetto dell’agire, dando all’uomo solo un infinito sentimento di impotenza e di debolezza.
Procedere (esagramma 10) secondo immaginativa morale è giusto modo di comportarsi. Esso diventa potere del grande (esagramma 34) nella misura in cui la capacità di esplorazione del mondo rientri in una scienza naturale in grado di comprendere se stessa come scienza spirituale. Il procedere allora non ha nulla da temere in quanto è individualismo etico, in cui l'osservazione rivela che la caratteristica della forma perfetta dell'attività umana è la libertà. Seguire le nostre convinzioni
può rappresentare tanto l'egoismo, nostra parte animale e inferiore, quanto l’amore, nostra parte umana e superiore. Rappresenta quest’ultima quando, sapendo osservare le differenze fra i comportamenti provenienti da tali convinzioni, riusciamo nel nostro agire ad esprimere la nostra unicità: “per i miei istinti e impulsi io sono un uomo come se ne trovano dodici per dozzina; per la particolare forma dell'idea per la quale, entro la dozzina, io mi designo come “io”, e sono un individuo” (Rudolf Steiner, “Filosofia della libertà”, Cap. 9°: L’idea della libertà, Ed. Antroposofica).
Poiché le dinamiche della creatività non possono essere ridotte agli ingranaggi del sistema - per es., quelli del cosiddetto brevetto, e/o quelli in “difesa” del cosiddetto diritto d’autore (SIAE, AIE, ecc.) - l’essere umano da’ il meglio della sua creatività nella misura in cui riesce a pensare a sé in termini di autoderminazione e di libertà nell’agire (libero è solo l'uomo che in ogni momento della sua vita è in grado di ubbidire a se stesso), facendo ciò che ama.
Questo tuo potere di fare ciò che ami è come una grande benedizione nella misura in cui sai rendertene consapevole. Se infatti uno agisce solo in base a determinate norme morali, la sua azione è il risultato di principi che si trovano nel suo codice morale, ma in tal caso è semplicemente un esecutore: un automa di ordine superiore. Basta aprire nella sua coscienza la valvola di avviamento all'azione, e subito il meccanismo dei suoi principi morali si mette in moto, compiendo regolarmente il suo corso, per produrre quell’opera “cristiana”, “umanitaria”, “altruistica”, “sociale”, “civile”, ecc. Ma solo quando segui il tuo amore per la cosa, sei tu stesso ad agire: “su questo gradino della moralità io non riconosco alcun signore al di sopra di me, non l’autorità esterna, non una cosiddetta “voce interiore”; non riconosco alcun principio esterno, perché ho trovato in me stesso la causa dell'azione, l'amore verso l'azione. Non esamino col mio giudizio se la mia azione sia buona o cattiva: la compio perché la amo. Essa sarà “buona”, se la mia intuizione, immersa nell'amore, è giustamente situata nel complesso universale da sperimentarsi intuitivamente; nel caso contrario sarà “cattiva”. E neppure mi domando come si comporterebbe un altro uomo nel caso mio, ma agisco come voglio io, come vuole la mia particolare individualità. Non è l'uso comune, il costume generale, il dogma, o la norma morale, che direttamente mi guida, ma è il mio amore all'azione. Non sento alcuna costrizione, né quella della natura (che mi guida nei miei impulsi), né quella del comandamento morale. Voglio semplicemente estrinsecare quello che è in me” (ibid.).

10-57 = La migliore forma comportamentale: l’immaginativa morale dell’individualismo etico

Il procedere (esagramma 10) attraverso il giusto modo di comportarsi è amore di sé capace di esprimere la propria unicità. In quanto autodirezione (non eterodirezione) dell’io, esigente autonoma valutazione rispetto alle differenza fra alti e bassi presenti in ogni situazione, questo potere è anche base del giusto comportamento in società. Anche se è naturale che il forte monti sul debole, attraverso questo procedere immaginativo e morale (individualismo etico), il piccolo può “cavalcare” il grande, perché sa procedere senza presunzione, così che il forte non si irriti e bonariamente lasci fare.
Nella misura in cui procedi intuitivamente verso la mitezza e verso il penetrare nelle cose, questo tuo potere è come la forza del vento (esagramma 57), capace di spazzare via tutto ciò che non è essenziale alla tua evoluzione personale o all’amore della generale creatività umana, promuovendoti come artefice o architetto di cose meravigliose. Nella tua capacità di ascolto rivolta al presente, relativa a questo tuo potere, risiede altresì la fonte della consapevolezza di ciò che è l’essere umano in quanto “specie”: una specie diversa da ogni altra specie di mammifero, in quanto caratterizzata dal fatto di venire alla luce come "io" individuale, e non come “io di gruppo” come invece è per le altre specie animali: ogni essere umano costituisce infatti una specie a sé, anticamente detta specie del “figlio dell’uomo”, o dell’“Agnello cosmico”, non poggiante su carne e sangue, ma essenzialmente immateriale. Questa è la differenza fra uomo e animale che sfugge all’attuale cultura di Stato, la cui consapevolezza esige profondità di intuito, appunto, individualismo etico, capace di guidarci armoniosamente non solo verso mera sopravvivenza ma al benessere, cioè verso l’essere dell’unico bene possibile, degno della specie umana: la dignità dell’individualità, la quale è di per sé anche sistema immunitario per ogni tipo di problema o di paura rispetto al mondo esterno e al domani.