15.4.06

Via 4ª = 04-63

Pensare conforme alla realtà
Il pensare conforme alla realtà impedisce alla stoltezza giovanile (esagramma 04) di protrarsi oltre il culmine (esagramma 63) della giovinezza, diventando stupidità. Chi, come te, ha il dono del pensare in modo conforme alla realtà, sa effettivamente curare le stupidità umane come malattie dell’anima, cioè dell’animarsi interiore del cosiddetto pensiero debole, o meramente concettuale e astratto.
La facoltà di avere sempre pronta una risposta a ogni dubbio è potere reale nella misura in cui dopo il compimento della maturità non si rimane stolti e si sanno soddisfare le esigenze del pensare attraverso la verifica di ogni concetto usato, testandolo e confrontando il suo contenuto con i dati reali. Solo allora le idee sono “compiute” (esagramma 63) e sociologicamente forti. Ecco perché ogni dubbio umano, giustificato come metodo di procedura scientifica, può ottenere una risposta ponderata. Ed ecco perché in questo tuo potere hai anche la spiegazione del tuo anelito a trovare una soluzione logica a tutto.
In tale contesto, essere sospettosi non è una qualità negativa, ma un’esigenza, imposta dall’inesperienza giovanile (esagramma 4) per la migliore soluzione delle problematiche in grado di diminuire ogni pressione mentale.
Questo tuo potere è sostanzialmente quello della capacità interiore di sostituire la mera logica astratta con un pensare in sé organico, cioè conforme alla realtà (intendo per logica astratta la mera logica concettuale, o disorganica, o libresca, o del cosiddetto filosofismo ciarliero, che corrisponde al primo dei quattro livelli che la logica deve possedere per essere organica).
A questo proposito occorre fare chiarezza anche alla stoltezza giovanile dell’umanità nel suo complesso. Pertanto cerco di spiegarti la cosa servendomi di esempi pratici.
Gli esseri umani si dividono in due categorie: gli intelligenti e i cretini: gli esseri umani intelligenti sono capaci di previsioni (e/o di feedback), cioè indovinano con le previsioni quello che succederà, per es., sul mercato. I cretini sono capaci solo di constatazioni, di “prendere atto”: dopo che il fatto si è verificato, commentano il fatto. La frase “prendo atto” è infatti quella più usata in parlamento (coloro che in parlamento continuano a parlare non fanno altro che “prendere atto” dal mattino alla sera). Questa distinzione fra intelligenti e cretini consente per esempio di valutare la categoria dei creatori dell’euro.
Basta osservare le dichiarazioni fatte dai grandi esponenti del mondo politico e monetario che hanno inventato l’euro. Prodi e Duysenberg per esempio, quando fecero l’astratto elogio dell’euro “forte”, costoro fecero il medesimo errore di Mussolini con l’astratta “quota 90” per la lira “forte”. Si poteva prevedere. Ma per prevederlo bisognava essere in grado di ragionare in modo organico, non astratto. L’organismo sociale è qualcosa di vivente, non è una carta: se l’America ha chiuso l’importazione dell’acciaio dall’Europa e se col prezzo dell’acciaio l’Italia andava a compensare il pagamento del petrolio, bisognava sapere concretamente, organicamente, che l’Europa si sarebbe trovata - come di fatto sta succedendo - non solo nell’impossibilità di pagare il petrolio, ma anche con l’appesantimento ulteriore del suo debito a causa del blocco delle esportazioni e della rivalutazione dell’euro. “L’euro è una moneta forte” è una dichiarazione che si è dimostrata infatti del tutto infondata perché i fatti della realtà si sono realizzati con fattispecie, o caratteristiche, totalmente antitetiche a quelle previste da questi maestri e conduttori della società.
Il ragionare disorganico porta a non considerare la disorganicità del mercato. Un esempio di organicità del mercato lo si ha quando impiegati statali, funzionari pubblici, magistrati, ecc., spendono il loro stipendio nel mercato italiano: il denaro allora si ricicla e tutto funziona, perché la liquidità monetaria viene a mantenersi ad un livello stabile.
Il mercato è disorganico se invece il denaro che lo Stato spende non viene riciclato nel suo mercato interno.
Ma quando lo Stato sa che non potendo fare a meno del petrolio deve comprare petrolio all’estero e spendere nel mercato estero senza avere la possibilità di equilibrare la spesa come accadeva un tempo (con l’esportazione, per es., dell’acciaio) deve saper prevedere che ciò che spende non sarà riciclato nel mercato interno, e che creare astrattamente e dal nulla un euro “forte” è sensato come allungare astrattamente i chilometri di una strada in un progetto relativo a una strada posta in una pianura limitata logisticamente. Se oltre quella pianura c’è un burrone vasto come un mare è insensato allungare i chilometri, perché camminare oltre quella pianura significa precipitare.
Anche solo in base all’esistenza della parola “petrodollaro” era dunque prevedibile che, in base ai fatti:
- che i vertici del petrolio e quelli del dollaro sono collegati;
- che l’Europa non ha petrolio e che mancano altre fonti di energia;
- che il mercato (globalizzazione o mondialismo che dir si voglia) è disorganico in quanto non è più possibile l’esportazione dell’acciaio;
- che gli Stati non hanno sovranità monetaria, la quale è in mano ai banchieri, cioè alle società cartacee (le cosiddette “persone giuridiche” del pensiero “debole”);
- creare l’euro “forte” avrebbe fatto aumentare di pari percentuale crediti e i debiti, esattamente come quando l’Italia arrivò disarmata alla guerra per i fallimenti causati dall’insolvenza ineluttabile a seguito dell’ingiustificato aumento del valore della lira, oggetto del debito.
Ecco perché l’“euro moneta forte”, si è dimostrata affermazione infondata: i fatti della realtà si sono realizzati con fattispecie, o caratteristiche, totalmente antitetiche a quelle previste da questi maestri e conduttori della società. Questo significa che fare previsioni fuori dalle norme della logica organica, è sensato quanto il progetto di un geometra che volesse costruire una casa a partire dal tetto (così si è voluto costruire l’“UE”), cioè secondo logica disorganica. Non si tratta dunque di fare congetture e calcoli elaborati dalla mera logica astratta, quanto di creare futuro attraverso volere che è in realtà metabolismo.
Devo spiegare queste affermazioni, toccando vari argomenti scientifici, in quanto l’evoluzione individuale ha sempre a che fare con l’evoluzione di tutte le culture, e soprattutto con lo sviluppo di un passaggio dal prima al dopo, perché anche se in ogni tempo presente, “il trapasso dal tempo antico a quello nuovo è già compiuto” (esagramma 63), occorre mantenere anche nei singoli “dettagli” il giusto volere se non si vuole mantenere la stoltezza giovanile anche dopo il compimento della maturità.
Qui si apre per esempio l’importante questione che riguarda la magia nera dell’insegnamento di Stato. Tutti siamo stati plagiati, per es., dalla magia nera dei nervi “motori”, e in genere si crede che i “nervi motori” servano alla trasmissione degli impulsi volitivi. Si crede insomma che i nervi siano come i fili elettrici che fanno muovere il frullatore, come se l’uomo fosse un elettrodomestico. Ma il domestico umano è diverso dal frullatore, in quanto è capace di mettersi a servizio di un suo simile, attraverso la propria volontà e, all’occorrenza, liberarsene se si accorge di essere diventato schiavo.
Entrano in gioco qui anche tutte quelle scienze che hanno dimenticato di evolversi. Perché per esempio nel campo della psicologia e della filosofia, è erroneo (e sintomo di debolezza di pensiero) ammettere che certe funzioni psichiche siano connesse con processi nervosi. Dal sistema nervoso dipende solo la rappresentazione, e per esempio la rappresentazione del volere - cioè l’intenzione a volere - non è ancora volere ma pensare, cioè rappresentazione fatta di concetti e idee. Il volere reale è volontà in atto: è energia, “ATP”, che si consuma. Perciò il volere dipende esclusivamente da processi metabolici. Il sentimento dipende invece dai fenomeni ritmici della respirazione e della circolazione del sangue: quando sei in auto e, spaventato da un errore di guida, freni: senti lo spavento nella “pancia”, e subito impallidisci perché il sangue, che è veicolo dell’io, tende immediatamente - cioè non tramite mediazione cerebrale - a fluire nella zona cardiocircolatoria in cui avverti il pericolo, vale a dire la pancia, l’intestino, il cuore e tutta la zona del petto. Tu sei lì. Mentre quando, per es., non sei spaventato ma sperimenti il sentimento della vergogna, arrossisci, perché il sangue che è veicolo dell’io, vorrebbe andare via da lì, sparire nel cosmo, secondo un moto centrifugo - non centripeto come nel caso dello spavento - anch’esso non mediato dal cervello, ma immediato. Se infatti fosse mediato non vorresti mostrare agli altri la tua vergogna e non arrossiresti. Dunque i nervi “motori” servono non alla trasmissione, ma solo alla percezione dell’atto volitivo. Se la mia mano da’ un pugno sul tavolo, il responsabile sono io non un mio nervo o il mio cervello. Se il mio dito preme il grilletto sono io a sparare non una mia sinapsi.
Le funzioni nervose, quelle respiratorie-circolatorie, e quelle metaboliche, per quanto strettamente articolate, sono singolarmente indipendenti. E nella misura in cui si comprende - secondo pensiero conforme alla realtà - la realtà di questi tre sistemi autonomi dell’organismo umano, allo stesso modo ci si avvicina alla veggenza del “sabato per l’uomo”, senza la quale non può ovviamente attuarsi una società organica per l’uomo, cioè a misura d’uomo.
Senza logica organica, le società anonime, le s.p.a, gli Stati costituzionali di carta, sostituiscono il vivente organismo sociale, il quale è creduto cartaceo a spese delle persone in carne ed ossa, dominate dalle “persone giuridiche”.
La stoltezza giovanile dell’umanità aborre l’apprendimento del pensare organico, perché aborre la logica disorganica, ma scambiandola per logica organica, confina le proprie capacità espressive in atteggiamenti che ripudiano il pensare in nome del sentire (credo solo a ciò che percepisco coi sensi) o dell’empatia (amo solo ciò che mi è simpatico, o che “mi prende”, ecc.), o della magia (il magistrato è intoccabile), ecc. Invece solo basandosi sulle sue facoltà logico-organiche l’umanità può diventare adulta senza stoltezza. Detto con altre parole: dobbiamo sfruttare l’intuizione. Per intuizione non intendo la cosiddetta sensitività. In genere si crede che l’intuizione sia il sentire, ma il pensare non è sentire: intuire non è passivo ma attivo, ed è la quarta e più alta parte della logica umana, che comprende le tre precedenti (concettuale-matematica, immaginativa e ispirativa). La logica che integra in sé tutti e quattro questi livelli è organica perché costituisce l’“organo” interiore mediante il quale il conoscere può elevarsi progressivamente fino alla percezione soprasensibile di entità superiori che prendono parte all’evoluzione del mondo e dell’umanità o per esempio dell’apocatastasi, del karma, del risorgere, ecc.
Poiché occorre essere chiari, immagina per esempio un cubo di mezzo metro di lato, poniamo, un computer. Se telefonandomi mi dici che nella tua stanza c’è un computer io comprendo la cosa senza bisogno di verificarla in casa tua: so immediatamente che il computer deve poggiare su qualcosa, e che ci deve essere un supporto di altezza adeguata, perché questo è matematicamente logico (legge naturale di gravità)‚ in quanto il computer non può galleggiare per aria.
Dunque si può pervenire a conclusioni logiche anche senza essere presenti con gli occhi fisici, cioè senza averne l'esperienza diretta.
Ma supponi che sul computer ci sia una palla. Questo non lo posso subito dedurre tramite questo primo livello di logica; devo vederlo, percepirlo, osservarlo.
La realtà è dunque attraversata da cose, entità, che hanno, sì, una logica intrinseca naturale, ma che non è necessariamente coincidente con la mera logica concettuale.
La logica derivata dall'osservazione si distingue dalla logica meramente concettuale in quanto si tratta, appunto, di logica organica che comprende, oltre a questo primo livello, anche gli altri tre.
Ecco perché occorre conoscere quattro tipi di logica:
1°) la logica matematica, che è quella inferiore (non in senso morale del termine ma nel senso della maggiore semplicità, per esempio la logica della catena di montaggio);
2°) poi vi è la logica dell'immagine, cioè la logica immaginativa, che permette di dare il nome alle cose: le cose sono circostanziate da un contorno, e il pensare sperimenta che il contorno di quella data cosa è riferibile a quel dato concetto; in tal modo avviene la creazione dell'immagine, a partire dalla forma (gestalt o psicologia della forma). In questo secondo tipo di logica, l’essenziale è l’immagine, tramite la quale è possibile la rappresentazione, da non confondere con il cosiddetto “immaginario” del pensiero debole
Per non fraintendere l’esperienza immaginativa (relativa alla creazione dell’immagine) con lo spurio concetto di Stato di “immaginario”, indicante ciò che il cittadino deve o non deve pensare (!), bisognerebbe tenere presente sempre il “dio Mercurio”, vale a dire lo spirito del linguaggio. La parola latina "imago" proviene infatti da "imum ago", cioè dall'“agire” (ago, agis, agere) a partire dal profondo (imum) (ogni persona costruttiva o creativa parte dunque non da ciò che deve o non deve pensare secondo i consigli di Stato, né dalla mera logica della catena di montaggio, o matematica, ma dalla propria esperienza immaginativa che l’impegna a partire dalla parte più profonda di sé);
3°) al 3° livello c’è poi la logica ispirativa, che permette all'essere umano di creare concatenazioni, forme di pensiero, ascoltando o studiando per esempio il pensiero altrui, la musica altrui. Qui sperimentiamo il valore delle cose, in quanto ciò che fa scattare il valore delle cose è sempre il rapporto fra le cose: niente è valido se non per te, cioè se non per il tuo spirito (logos) che le collega (infatti se non faccio il collegamento che quel prodotto mi può servire non lo compro). Pertanto il pensiero di quel prodotto, o il pensiero di quel pensatore, ecc., ispira - esattamente come fa la musica o il rumore - altri pensieri;
4°) infine c'è la logica più alta sperimentabile, che è la logica intuitiva, la quale permette di prendere la decisione migliore al momento giusto in una frazione di secondo, per esempio in una frenata quando sei al volante.
Riassumendo con un ulteriore esempio i quattro livelli logici: di fronte a una sedia, posso con la mera logica matematica affermare solo di avere davanti a me un’unità, qualcosa; con la logica immaginativa posso immaginare che tale unità sia una sedia; con la logica ispirativa posso essere ispirato a usarla o a sedermi, e con la logica intuitiva posso scansarla se me la trovo di fronte mentre mi dirigo verso un'altra unità o luogo, o se qualcuno me la tira in testa. La realtà del nostro subconscio è un po’ complessa ma è comprensibile all’autocoscienza di chi ama la consapevolezza. Insomma usiamo queste logiche ma non ce ne accorgiamo, e proprio perché non ce ne accorgiamo, ci lasciamo dominare dalla mera logica dei concetti, delle astrazioni, della carta, credendo che quella sia “la” logica. Così ci “incartiamo”… E le “persone giuridiche” di carta dominano quelle di carne… È la stoltezza giovanile dell’umanità.
L’umanità adulta è invece chiamata a non poggiare solo sulla constatazione ma anche sulla previsione. Oggi è il tempo in cui il senso della previsione dev’essere chiarito. In ogni previsione ci sono sempre due possibilità, cioè delle due l’una: o le cose vanno secondo la previsione, oppure non vanno secondo la previsione. Perciò, prima di credere a una previsione, l’umanità matura dovrà valutare se essa sta dentro o fuori dalle “norme” organiche della logica.